21 Ago Sì all’olio di cocco nella dieta!
L’olio di cocco è un alimento che, seppur grasso, può (anzi deve) essere inserito nella dieta dati i suoi vari poteri: rinforza i capelli, sbianca i denti e rimuove la placca, brucia i grassi, riduce lo stress, rafforza il sistema immunitario, protegge lo stomaco e il cuore. È un olio molto resistente all’ossidazione e alla polimerizzazione, ed è, per questo, molto stabile e può essere utilizzato in cucina senza il rischio della formazione di prodotti cancerogeni e in cosmetica come olio o come burro. L’olio di cocco è stato per molto tempo demonizzato, a causa dell’elevato contenuto in acidi grassi saturi a catena lunga. Da poco è stato studiato nello specifico ed evidenziato che contiene un’elevata quantità di acidi grassi a catena media, tra cui l’acido laurico, il quale a differenza dei primi non predispongono ad un aumento dei livelli di colesterolo cattivo e conseguentemente a rischi cardiovascolari. E’ importante sottolineare e differenziare l’olio di cocco dall’olio vergine di cocco: i processi di raffinazione che vanno dal prodotto vergine all’olio di cocco finito, fanno si che venga persa parte degli acidi grassi “buoni” a catena corta: per questo motivo è quello vergine da preferirsi su quello raffinato.
Un cucchiaio di olio di cocco contiene 12g di grassi saturi, più del tanto discusso olio di palma o del comune burro ma, mentre l’olio di palma è ricco di acido palmitico associato a forte infiammazione dell’organismo e danni a livello cardiovascolare, l’olio di cocco contiene pochissimo acido palmitico (solo l’8%) a favore di un’elevata presenza degli acidi grassi “buoni” a catena media. L’olio di cocco è dunque più salutare dell’olio di palma.
Non si può certo pensare di sostituirlo all’olio di oliva, del quale sono noti da tempo gli effetti protettivi a livello cardiovascolare. Sicuramente, però, può essere usato all’interno di una dieta bilanciata per il suo contenuto più o meno rilevante di acidi grassi a catena media o corta.
Inoltre, non è un’ottima alternativa per la frittura. Il suo punto di fumo è di 175°C, minore di quello di altri olii, come l’olio di oliva (190°C) o ai 230°C di olio di arachidi o di mais.
In conclusione: olio di cocco si, ma con moderazione!
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