25 Nov Vitamina E: in più sì, in meno mai!
Presente in natura in ben otto forme, la più importante delle quali è l’alfa-tocoferolo, la vitamina E fa parte del gruppo delle vitamine liposolubili ed è nota soprattutto per le sue proprietà antiossidanti: insieme alla vitamina C, agisce contro i radicali liberi, responsabili dei processi di invecchiamento cellulare.
Tra gli alimenti che contengono elevate quantità di vitamina E ci sono gli oli vegetali (di arachide, di semi di girasole, di germe di grano, di oliva), il grano intero e alcuni tipi di frutta secca (mandorle, noci, nocciole). La vitamina E può essere distrutta dal congelamento, ma anche dal calore eccessivo e prolungato: è bene evitare, dunque, di friggere troppo a lungo gli alimenti contenente questa vitamina. Grazie alla sua attività come antiossidante, contrasta i processi di invecchiamento cellulare ed è per questo sfruttata anche in molti prodotti di bellezza.
Oltre a questo, la vitamina E è coinvolta nelle difese immunitarie e, come mostrato principalmente dagli studi in vitro, nella trasmissione di segnali tra le cellule, nella regolazione dell’espressione genica e in alcuni processi metabolici.
Grazie alle proprietà antiossidanti si ipotizza anche che possa essere utile nel contrastare i danni che, nel corso del tempo, i radicali liberi provocano ai neuroni, danni che contribuiscono al declino cognitivo e alle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
Tra i sintomi che possono segnalare situazioni di carenza di vitamina E negli adulti si trovano senso di stanchezza e apatia, difficoltà di concentrazione, irritabilità, debolezza muscolare.
Nei neonati la mancanza di vitamina E si può manifestare, invece, in modo più severo, con comparsa di edema e anemia emolitica.
A oggi non è stato riscontrato alcun effetto negativo dovuto al consumo elevato di vitamina E nei prodotti alimentari.
Tuttavia alte dosi di supplementi di alfa-tocoferolo possono causare emorragie e interrompere la coagulazione del sangue: gli esami in vitro suggeriscono che alte dosi inibiscono infatti l’aggregazione piastrinica.
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