08 Mag Risonanza Magnetica: che paura! Claustrofobia nelle indagini diagnostiche.
Sentirsi in trappola è una sensazione comune a chi soffre di claustrofobia, ovvero il timore per i luoghi chiusi.
Fra i sintomi più comuni: battito del cuore accelerato, brividi, senso di vertigine, formicolio, sensazione di soffocamento, difficoltà di respirazione e senso di oppressione.
Di conseguenza, ascensori, metropolitane, ma anche stanze di piccole dimensioni senza finestre possono diventare luoghi tabù. Le persone che soffrono di tale disturbo riescono anche ad essere consapevoli e riconoscere l’aspetto eccessivo ed irragionevole della situazione, tuttavia l’esposizione allo stimolo oggetto della fobia provoca ansia intensa fino all’attacco di panico.
La situazione temuta viene quindi evitata.
Nuovi fattori scatenanti di reazioni claustrofobiche sono le moderne tecniche di imaging diagnostico (TAC, RMN) che molti pazienti rifiutano di eseguire. Tali comportamenti di evitamento possono portare conseguenze negative per la salute.
Perché si soffre di claustrofobia?
Un ruolo fondamentale è dato dai pensieri negativi, dalle cognizioni associate alla reazione d’ansia. Infatti, non è la situazione di per sé ad essere pericolosa, ma il modo in cui la interpretiamo, il significato che ne diamo. Si aggiunge una percezione spaziale problematica. Il disturbo, infatti, potrebbe avere una correlazione con il meccanismo percettivo della paura in relazione allo spazio, meccanismo che anticamente doveva avere un ruolo fondamentale dal punto di vista dell’istinto di sopravvivenza
Possibili strategie da intraprendere per ridurre le conseguenze negative
Diverse ricerche hanno indicato il ruolo dell’autoefficacia, nel predire risultati positivi. L’autoefficacia è la convinzione di sapere affrontare una determinata situazione o compito. Molti fattori contribuiscono a rafforzare il proprio senso di autoefficacia. Tra questi un fattore determinate è sicuramente “l’informazione”.
La paura di essere chiusi in uno stretto tubo è un retaggio che la Risonanza Magnetica si trascina dalle prime macchine, che risalgono a oltre 30 anni fa. A quei tempi questa apparecchiatura era in effetti costituita da un tunnel stretto e lungo. Non esistono più apparecchiatura di risonanza magnetica completamente chiuse. Le strutture più diffuse sono quelle “a tunnel” che sono comunque aperte da entrambe le estremità: queste macchine hanno sostanzialmente la forma di una grossa ciambella, profonda circa 1,5m (significa che è di dimensioni inferiori all’altezza del paziente) e con un tunnel al centro di quasi un metro di diametro. Questo significa che il paziente è sempre solo parzialmente all’interno del tubo, e una parte del corpo (testa-collo oppure le gambe, in relazione alla parte di esame) sono sempre al di fuori del tunnel.
Per esempio un paziente che deve eseguire una RM del ginocchio, ha il ginocchio posizionato al centro del tunnel, ma testa e torace sono abbondantemente al di fuori di esso. Viceversa bisogna considerare che se la parte in esame è la testa o la cervicale o la spalla, quella parte sarà al centro del tunnel ma gli arti inferiori saranno posizionati al di fuori della macchina. In ogni caso i due lati della macchina hanno la stessa forma, e le due estremità rimangono sempre aperte durante tutto il tempo di esame. In ogni caso non esiste la possibilità che a causa di un blocco della macchina il paziente non possa essere estratto agevolmente, la fuoriuscita del corpo o del lettino è sempre molto agevole.
Esistono comunque apparecchiature RM con forme diverse ed aspetto più aperto e che riescono ad effettuare la maggior parte degli esami RM di routine, e ancora delle apparecchiature RM dedicate agli studi articolari con dimensioni assolutamente compatte.
Di seguito l’elenco delle strutture a Napoli che per RMN articolari utilizzano apparecchiature aperte utili a chi soffre di claustrofobia:
MerClin Centro di Medicina Polidiagnostico
No Comments