07 Ott La salute vien mangiando: perdere peso per recuperare la serenità
Gli studi sul contributo della dieta mediterranea al miglioramento dell’incidenza delle principali patologie metaboliche hanno compiuto passi da gigante. Sono molteplici infatti gli “strumenti” che il professionista è in grado di mettere a disposizione del paziente che intende ridurre la percentuale di grasso corporeo.
Ma non siamo solo grasso
La mercificazione delle diete è uno dei problemi più frequenti in cui s’imbatte chiunque provi a dimagrire, specialmente chi opta per un percorso “fai da te”.
Statisticamente, queste persone non riescono a raggiungere il traguardo che si prefissano, traguardo spesso basato su banali canoni estetici. Anche quei pochi che riescono a perdere kili in questo modo, non riescono a rendere duraturo il “risultato”. Fisiologicamente, è abbastanza ampia la gamma di meccanismi su cui il professionista può agire per favorire il raggiungimento del vero obiettivo: la diminuzione della percentuale di grasso corporeo. Il rapporto che s’instaura tra il professionista e la persona che si sottopone al trattamento è fondamentale non solo per una questione di educazione ma anche e soprattutto per consentire al professionista di poter agire al meglio, andando a toccare tutti gli aspetti della vita quotidiana del suo assistito.
L’aspetto edonistico della dieta
“Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare”. Tutti noi abbiamo letto questa frase almeno una volta. In realtà, anche in un percorso dietetico ipocalorico, il biologo non dimentica mai di considerare l’impatto sulla vita sociale che il cibo può comportare. Nei paesi industrializzati, è normale ritrovarsi a “cene di lavoro” oppure a “scampagnate in amicizia” o al classico “aperitivo al bar”. Tutte queste forme esulano quasi totalmente dall’obiettivo primario del “mangiare per sopravvivere” e sfociano nel cosiddetto aspetto edonistico del cibo.
Sempre più spesso diviene quindi obbligatorio consigliare il paziente in modo da permettergli un congiungimento ideale tra cibo come sinonimo di salute e cibo come collante dei rapporti interpersonali.
Molte persone concentrano la natura del problema proprio su questo aspetto. Quando la socialità del cibo influisce sul comportamento condizionandolo, è opportuno affrontare il problema anche sotto l’aspetto psicologico. In questi casi, il carico motivazionale ottenibile da un percorso congiunto con un biologo nutrizionista e uno psicologo può essere subito reinvestito per il miglioramento dell’aderenza di una dieta, intesa come stile di vita, alle attività quotidiane che la società moderna richiede.
Giuseppe Amato
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