18 Mag Diagnostica per immagini: TC o RMN?
Esami di diagnostica per immagini con cui molte persone, almeno una volta nella vita, si trovano a dover fare i conti sono la TC e la RMN: due acronimi che stanno, rispettivamente, per Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica Nucleare. Questi sono accertamenti che consentono di ottenere accurate immagini dell’organo o del distretto corporeo di interesse attraverso metodiche in parte sovrapponibili e in parte diversificate, specie per quanto concerne la specificità di utilizzo dell’una e dell’altra tecnica.
Se è necessario eseguire una TC bisogna che il paziente si sdrai sul lettino che scorre orizzontalmente all’interno di una struttura ad anello rotante sulla quale vi è un dispositivo emanante un fascio di radiazioni del tipo raggi X.
Tali raggi, attraversando il corpo, si attenuano in maniera differente a seconda del tipo di tessuto che incontrano e alla loro fuoriuscita dal lato opposto vengono catturati da appositi rilevatori che li tradurranno in immagini. Qualora l’indagine debba evidenziare anche il sistema endovenoso allora è opportuna l’iniezione di un mezzo di contrasto iodato che ha lo scopo di evidenziare proprio i vasi sanguigni.
Il maggiore campo di utilizzo delle TC è l’oncologia: se sottoposti pazienti oncologici, conclamati o sospetti tali, potranno evidenziarsi la presenza eventuale di tumori, la loro sede e il loro stadio in base al grado di diffusione o grandezza.
Se da un lato è un esame vantaggioso nel suddetto campo, non bisogna dimenticare che è un esame che espone l’organismo ad una buona dose di radiazioni (i raggi X), ragion per cui è bene eseguirlo solo se strettamente necessario ed evitarlo in caso di donne in età fertile, bambini ed è assolutamente vietato per donne in stato di gravidanza, l’esame potrebbe apportare gravi danni al nascituro.
Altro utile, e ormai richiestissimo, esame di diagnostica per immagini è la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) la quale si svolge sempre su un lettino alloggiato però, stavolta, in una struttura cilindrica dotata di apposito magnete generante un campo magnetico che modifica temporaneamente l’orientamento del campo magnetico di ogni singola cellula del corpo. Quando la cellula ripristina la condizione del proprio campo originario, sprigiona l’energia accumulata per questo “cambiamento” sotto forma di un “segnale di ritorno” che la macchina è in grado di captare ed elaborare fino all’ottenimento di immagini specifiche degli organi o tessuti in questione. Come per le TC, anche in questo caso può essere iniettato un mezzo di contrasto, a base di gadolinio, al fine di migliorare la qualità delle immagine e la precisione sul sistema vascolare dell’organo o distretto corporeo esaminato.
L’esame non può essere effettuato dai
portatori di pacemaker o altri dispositivi elettrici, perché il macchinario potrebbe alterarne il funzionamento, anche se le apparecchiature più moderne permettono di disattivarli momentaneamente senza rischi. Anche la
presenza di protesi o
impianti in materiale ferroso rende sconsigliato l’esame, in quanto il magnete potrebbe determinarne uno spostamento. Oggi, sempre più spesso, si usano materiali, come
il titanio, che non espongono a tale rischio.
In ultima analisi, i campi di applicazione delle due tecniche sono differenti: la TC è una tecnica molto sofisticata e consigliata per lo studio specifico e puntuale di organi e tessuti e che, prevedendo l’utilizzo di un fascio di raggi x, implica dei potenziali danni derivanti dalle radiazioni cui si è esposti; la RMN è meno precisa in senso generale, ma non espone ad alcun rischio perché non caratterizzato da emissione di radiazioni, bensì solo onde elettromagnetiche, è indicata per la valutazione del sistema nervoso, per la diagnosi di malattie neurologiche o dell’apparato muscolo scheletrico, per esaminare lesioni articolari, ai legamenti o ai tendini.
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