24 Ott Binge Eating Disorder: quando il cibo non è la medicina
Nella società occidentale, la diffusione del benessere ha inciso non poco sul rapporto col cibo. È chiaro a tutti che si è andati ben al di là della concezione del cibo come fonte di energia e nutrienti. Per questi motivi, l’introduzione di cibo intesa come necessaria al solo soddisfacimento di un’esigenza fisiologica è passata sostanzialmente in secondo piano. Parallelamente a questo fenomeno, si è registrato un aumento significativo dell’incidenza di alcuni disturbi riguardanti la sfera del rapporto col cibo.
Quando viene snaturato il ruolo del cibo
Tra i vari disturbi, considerati ormai come vere e proprie patologie, i più conosciuti sono l’anoressia e la bulimia. Brevemente, la caratteristica in comune tra queste è il verificarsi di una forte perdita di peso, soprattutto nel caso degli anoressici. La bulimia, in realtà, non necessariamente comporta questo effetto, dipende dai comportamenti del bulimico.
Uno dei disturbi meno famosi ma che si sta diffondendo sempre più purtroppo, è il Bing Eating Disorder (BED) altrimenti detto Disturbo da Alimentazione Incontrollata. A differenza degli altri disturbi alimentari, dal punto di vista fisiologico, la caratteristica più evidente è un deciso aumento del peso corporeo, corrispondente al raggiungimento di una condizione di grave obesità. L’individuo interessato da tale disturbo presenta frequenti episodi di alimentazione incontrollata altrimenti detti “abbuffate”. In campo medico, per abbuffata s’intende il periodo di tempo in cui un soggetto introduce una quantità di cibo di gran lunga maggiore di quella che un individuo normale potrebbe assumere nello stesso periodo di tempo. La peculiarità di queste persone è che non sempre durante queste crisi introducono cibo in base al sapore. Il “menù” di una persona interessata da alimentazione incontrollata può essere composto da cibo salato, dolce, crudo o anche congelato. Il principio alla base è ottenere il prima possibile la completa dilatazione delle pareti gastriche. A differenza di un individuo che si ciba su base di stimoli fisiologici, nel BED l’abbuffata termina solo al raggiungimento della completa distensione dello stomaco, ovvero quando non riesce più fisicamente a proseguire con l’ingestione di cibo. È evidente, quindi, che la conclusione della crisi non dipende dalla volontà del soggetto. Una differenza tra BED e bulimia sta proprio nel comportamento che di solito viene adottato dopo una crisi. Il bulimico presenta i cosiddetti comportamenti di compenso (vomito, digiuno, uso di lassativi, attività fisica) mentre il BED no. Questa caratteristica comportamentale è spesso alla base della fase di depressione in cui si entra inevitabilmente se interessati da BED.
Il trattamento di questi soggetti non può che essere affidato a un equipe multidisciplinare. Dal punto di vista alimentare, la strategia può variare da caso a caso ma è sempre fondamentale agire al fine di bloccare il meccanismo che porta alle crisi. Una dieta che provveda a fornire tutti i nutrienti e le calorie richiesti è utile ma il vero obiettivo è quello di favorire il più possibile un senso di sazietà durante la giornata. Spesso infatti, queste persone si nascondono oppure prediligono la notte per mettere in atto l’abbuffata. Una volta fornita questa base è possibile, oltre che strettamente necessario, procedere col dimagrimento. L’equipe multidisciplinare deve essere composto da medico, biologo nutrizionista e psicologo. Quest’ultimo segue il paziente lungo tutto il percorso verificando l’impatto psicologico che la dieta ha sulla sua condizione.
Giuseppe Amato
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