23 Dic Non tutti i Natale vengono per nuocere. Tra addobbi e malinconia, ci sei tu.
L’ultimo sondaggio on line dell’Eurodap, Associazione Europea disturbi da Attacchi di Panico, ha fotografato lo stato d’animo degli italiani rispetto alle festività natalizie ed è emerso che un italiano su due preferirebbe saltare il Natale perché non ha alcuna aspettativa positiva da questa festività, anzi, trova che questa festa metta ansia. Questo dato dovrebbe farci riflettere.
Gli psicologi nel periodo natalizio riscontrano un aumento di richieste per sintomatologie ansiose, depressive e psicosomatiche. Eppure questo stride con ciò che si osserva intorno: le città in festa, doni, addobbi, luci, colori, sapori. Ma se fosse veramente e per tutti una festa, come mai vige questo sentimento diffuso ma sottaciuto di malinconia e tristezza?
Natale e Capodanno impongono copioni dai quali è molto difficile svincolarsi: riunioni di famiglia, divertimento a tutti i costi, sentirsi più “buoni” e costretti a indossare maschere che potrebbero stare strette. A Natale, come in tutte le occasioni in cui regnano “regole collettive”, non c’è spazio per il vero sé. Allora è facile scivolare nello sconforto e se per qualsivoglia motivo, si vive un momento di tristezza o di sofferenza (per motivi lavorativi, familiari, di coppia), allora queste sensazioni potrebbero amplificarsi in modo esponenziale.
Eppure sopravvivere a questo periodo si può! La possibilità c’è e risiede in noi.
Ognuno può scegliere come vivere il Natale: in modo passivo, subendo il turbinio emotivo in tutta la sua pesantezza oppure in modo propositivo, garantendosi dei margini di libertà e scegliendo di farsi snaturare il meno possibile da questa ricorrenza purtroppo più consu-mistica che mistica.
O, ancor meglio, cercando un personale significato da attribuire al Natale.
Sappiamo che la religione cristiana propone all’umanità di raccogliersi e riflettere sul significato di due momenti della vita: la nascita e l’amore materno e vuole che il periodo natalizio sia un periodo di “bontà” e di riconciliazione.
Ma cos’è questa “bontà”? E’davvero possibile?
Storicamente, addirittura le guerre si sono spesso fermate per qualche ora, in occasione del Natale.
Allora prendiamo anche noi il tempo per fermarci e perché no, capire cosa sentiamo e cosa proviamo in questi giorni, focalizzare quali sono le questioni sospese ed irrisolte all’interno della propria famiglia, con i propri amici o con il proprio compagno/a, per imparare che “bontà ed unione” in alcuni casi possono significare “perdonare”, in altri casi possono significare “lasciar andare”. Anche questo è Amore.
Il Natale potrebbe essere un buon periodo per scoprirsi.
Dott.ssa Simona Toto, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
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