03 Dic Insetti a tavola: l’Unione Europea dice di sì
Fan della cucina italiana, arrendetevi. La distanza che separa gli insetti dalle nostre tavole continua ad accorciarsi.
Con la sessione plenaria del 28 ottobre, l’UE ha approvato in prima lettura l’accordo con il Consiglio sul cosiddetto “Novel Food”. L’esito della votazione ha visto 359 sì, 202 no, 127 astenuti. Il testo approvato, in realtà, non riguarda solo gli insetti ma anche una serie di altre sostanze come conservanti di nuova generazione o prodotti realizzati grazie alle nanotecnologie.
La palla ora passa alla Efsa, l’agenzia Europea per la sicurezza alimentare che avrà il compito di verificare la salubrità di tutti i potenziali nuovi cibi contenuti nel testo approvato dall’Unione.
Nonostante l’italianissimo senso di nausea al solo sentirne parlare, gli insetti sono la base di molte culture culinarie asiatiche. Oggi, grazie ad internet, è possibile trovare una miriade di ricette tradizionali che hanno come base questo tipo d’ingrediente. Molte popolazioni ne hanno fatto un must della loro tradizione. Dal punto di vista nutrizionale una cosa è certa: gli insetti consentono un elevato apporto proteico, ben al di là di quello ottenibile dalle classiche fonti nostrane, una su tutti, la carne rossa. Con il recente comunicato dell’Oms sulla cancerogenicità della carne, gli insetti potrebbero guadagnare terreno almeno da un punto di vista squisitamente nutrizionale.
Attualmente l’Efsa sta valutando un possibile utilizzo di questi animali soprattutto nell’ambito della produzione di mangimi per l’allevamento. Gli insetti, infatti, potrebbero essere una buona alternativa alle materie prime utilizzate per la produzione di mangimi nel settore ittico. Va da sé che l’ente sta valutando anche l’eventuale impatto che la produzione di insetti possa avere a livello logistico, sanitario, amministrativo e così via in quanto assimilabile a qualsiasi altro tipo di produzione animale.
Intanto, nel Belpaese sono stati pubblicati i dati di uno studio Coldiretti/Iprmarketing che mostrano come solo il 7% della popolazione si ciberebbe di ragni fritti mentre l’8% sarebbe propenso ad assaggiare insetti. Il 19% ancora, proverebbe con piacere la carne di coccodrillo.
L’allevamento e il consumo di questi cibi, oltre che da un punto di vista nutrizionale, può essere valutata anche nell’ottica dell’implementazione di nuovo processi produttivi finalizzati a garantire la disponibilità di cibo ad una popolazione in costante aumento demografico. L’agricoltura, oltre che l’allevamento, nelle loro forme sia intensive che rurali hanno comportato una richiesta di risorse naturali sempre maggiori. Quindi, parallelamente agli sforzi compiuti nell’ottica di miglioramento sia ecologico che economico di questi processi, la ricerca di nuove fonti di alimentazione è una strada che, almeno nell’ambito scientifico, non può essere ignorata.
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