11 Set Test per intolleranza alimentare: solo una moda?
Sempre più persone avvertono particolari disturbi in seguito all’ingestione di alcuni alimenti e molte di queste non risultano né intolleranti al lattosio né affetti da celiachia. Questi casi si collocano ad oggi nella categoria abbastanza eterogenea delle intolleranze alimentari. Sebbene non vi siano elementi scientifici che ne permettano una scrupolosa classificazione, le intolleranze alimentari si ritrovano nell’insieme più ampio delle cosiddette reazioni avverse al cibo, un campo ancora poco esplorato dalla medicina moderna. Nella maggior parte dei casi è difficile individuare le cause di questi disturbi e a ciò si uniscono i dubbi della comunità scientifica su vari test che sono utilizzati per la diagnosi.
I TEST PER LE INTOLLERANZE
Molte delle metodiche utilizzate anche in ambito privato per la diagnosi delle intolleranze in realtà sono molto criticati dalla comunità scientifica, tanto da metterne in serio dubbio il valore diagnostico. Eppure, ognuno di noi ad oggi conosce almeno una persona che si è sottoposta a questi test. Facciamo qualche esempio.
DRIA TEST
Mette in relazione la riduzione della forza di contrazione muscolare con il contatto tra il soggetto esaminato e le sostanze che si presumono essere nocive o allergizzanti. La forza di contrazione muscolare del quadricipite femorale viene “misurata” prima e dopo il contatto con l’alimento sospetto. La misura viene effettuata mediante un dinamometro collegato ad un computer. La presenza di intolleranza verrebbe individuata grazie alla diminuzione della forza di contrazione conseguente al contatto con un determinato alimento.
Tra le osservazioni avanzate a questa tecnica vi è l’evidenza del fatto che nelle versioni più “basilari” di questo metodo non c’è nessun contatto tra il paziente e la sostanza, contenuta in un’ampolla, che viene testata. Inoltre, ad oggi non è mai stata scientificamente dimostrata una correlazione diretta tra sviluppo di forza muscolare e contatto con particolari alimenti. I meccanismi fisiologici alla base della contrazione muscolare sono molto rapidi. Sembra quindi improbabile che la riduzione di forza si realizzi con la stessa velocità che il componente incriminato impiegherebbe per raggiungere il quadricipite tramite la circolazione sanguigna. Il test non è applicabile a bambini con una età inferiore ai 4-5 anni (si richiede la collaborazione del paziente per mantenere costante lo sforzo).
VEGA TEST
Si basa sul presupposto che la resistenza elettrica della pelle misurata in un determinato punto subisca delle variazioni quando la cute è posta in contatto con cibi allergizzanti. Su punti specifici dell’agopuntura viene quindi misurata la variazione di resistenza elettrica della cute indotta dal “contatto” con un particolare alimento. In base all’entità della variazione è stabilito se l’alimento posto a contatto è dannoso.
Anche in questo caso, la correlazione tra variazione della resistenza elettrica cutanea e la presenza nel sangue di sostanze allergizzanti sembra improbabile.
TEST CITOTOSSICO
Con questo test l’eventuale intolleranza verrebbe evidenziata in base all’osservazione dei globuli bianchi a contatto con l’alimento da testare. Secondo la teoria alla base, i globuli bianchi di un soggetto intollerante, a contatto con sostanze allergizzanti, subiscono una modificazione morfologica più o meno grave che può comportarne anche la lisi. Il test è effettuato prelevando un campione di sangue che viene messo a contatto con una serie di alimenti. Tramite un microscopio si osserva il comportamento dei globuli bianchi.
Le osservazioni su cui si discute attualmente sono varie. Ad esempio, non vi è alcuna dimostrazione che l’allergia o intolleranza alimentare sia sostenuta da meccanismi di citotossicità. Inoltre, non sono state mostrate evidenze scientifiche in grado di sostenere che il test di citotossicità sia in grado di individuare reazioni immunologiche. Altra osservazione riguarda il fatto che, trattandosi di un test basato sull’osservazione al microscopio, l’interpretazione soggettiva dell’esaminatore possa incidere pesantemente sulla riproducibilità dei risultati. Dal puto di vista prettamente chimico, va ricordato che la reazione può essere valutata correttamente solo utilizzando sostanze idrosolubili (caffè, zucchero, sale ecc.), mentre per le sostanze solide (frumento, formaggio, mais ecc.) o oleose, la reazione di rigonfiamento dei globuli bianchi risulta del tutto indipendente dalla presenza di allergia. Questo a sua volta determina degli esiti del test definiti come “falsi positivi”.
TEST DEL CAPELLO (BRICOTEST)
La teoria alla base del test afferma che livelli anomali o anche tracce di alcuni metalli a livello dei capelli possano risultare correlati ad allergie o a intolleranze alimentari. Nella diagnosi delle malattie atopiche il bricotest potrebbe rivelarsi d’aiuto. La correzione con diete appropriate e supplementi minerali avrebbe quindi valore terapeutico.
I test fin qui descritti sono solo alcuni di quelli più “in voga” e che, sempre più spesso, promettono molto più di quello che possono offrire. L’elenco si allunga di giorno in giorno, con teorie che passano dalla forza muscolare alla variazione di motilità pupillare connessa alle intolleranze alimentari. La caratteristica che attualmente accomuna questi test è la validità scientifica ancora poco chiara. Come al solito, sta al paziente decidere se affidarsi a queste soluzioni, verificandone personalmente l’efficacia, oppure scegliere il pool di metodiche già oggi in uso presso qualsiasi studio dietologico: antropometria, plicometria e bioimpedenziometria. A voi la scelta.
Dr. Giuseppe Amato – Biologo Nutrizionista
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